Concausa


Un mondo dietro ogni parola
10 agosto 2009, 12:09
Filed under: Germania | Tag: , , ,

heinrich-boll-by-clemens

“Se diventassimo consapevoli dell’eredità che giace in ogni parola, studieremmo i nostri dizionari, catalogo della nostra ricchezza e scopriremmo che dietro ogni parola vi è un mondo. Chi usa le parole mette in moto dei mondi, degli esseri divisi: quello che può consolare l’uno, può ferire a morte un altro.”

Heinrich Boll, La lingua come luogo di libertà, discorso del 1959 reperibile qui .



La differenza fra “colore” e violenza
28 aprile 2009, 15:42
Filed under: Diritti delle donne | Tag: , , , ,

aiwedding

Condividiamo con voi, ammesso che un “voi” dall’altra parte del monitor ci sia davvero, la riflessione che Enza Panebianco fa oggi nel post La violenza contro le donne e il giornalismo creativo sul suo blog femminismo-a-sud.noblogs.org

Tg3 regionale Toscana. Ore 14.00 del 27 aprile 2009. L’annunciatrice presenta il servizio a proposito di una donna che ha patito per dieci ore l’inferno per mano di un uomo. Tutto si svolge a Orbetello. Di entrambi si dice che avevano avuto una relazione e di lei che è una non meglio precisata “ballerina albanese” sequestrata dall’ex amante all’uscita del night dove lei lavorava. Il servizio è di Giancarlo Capecchi.

Riportiamo il testo che il giornalista ha recitato come se si trattasse di una favola senza lieto fine. Nel frattempo scorrevano le immagini dei luoghi e dei carabinieri in azione.
Giancarlo Capecchi così narra la vicenda:

“Un rapimento per amore, per riacquistare il cuore della bella ballerina albanese – Lei, 33 anni, che l’aveva stregato e che voleva chiudere la storia – ma invece del si per un dentista senese di 40 anni sono arrivate le manette.
La storia alle due di notte è avvenuta a Orbetello dove la ballerina lavora in un night club. Il professionista innamorato l’ha saputo, è sceso in maremma, con la sua potente auto, ha visto la donna sulla sua auto appena uscita dal night, l’ha bloccata e ha minacciato lei e un amico che voleva difenderla con una pistola. Poi l’ha costretta a salire e l’ha portata nell’appartamento del fratello vicino a san rocco a pilli, ed è proprio lì che i carabinieri dopo dieci ore da incubo passate dalla donna l’hanno liberata.
L’uomo dovrà rispondere ora di sequestro di persona, porto abusivo di arma, e minaccia aggravata. E rassegnarsi naturalmente a perdere il grande amore.”

Fosse stato un rom non avrebbero neppure specificato la professione. Fosse stata lei una italiana figlia o moglie di un “rispettabile” patriota non si sarebbero permessi di definirla “bella ballerina albanese” dove il bella suona come un insulto sessista e la definizione di ballerina albanese sembra quasi una attenuante per definire le caratteristiche morali della donna.
Ricorre con una frequenza fastidiosa la parola amore, innamorato, stregato. Così come ricorrono frequentissimi e altrettanto inopportuni i riferimenti alla condizione economica dell’uomo.
Lui è ricco, un dentista, un professionista, per di più senese, con una “potente” auto. Lui è innamorato. Così ha deciso il giornalista giacchè la riprova di un sentimento non rappresenta una notizia altrimenti il signor Capecchi avrebbe potuto raccontarci che lei era terrorizzata, forse inorridita, disperata. Volendo applicare la fantasia, di aggettivi se ne possono trovare tanti.
La storia del giornalista però si basa per intero sull’innamoramento dell’uomo arrestato. Lei si può solo definire “bella” e a seguire “ballerina albanese”, si può dire che l’ha stregato e poi che voleva persino chiudere la storia. Con questi presupposti resta evidente un sottinteso: come si è permessa lei di rifiutarsi, di non concedersi e di dare un dolore a questo nobilissimo uomo per il quale alla fine dovremmo essere affrante perchè avrebbe perduto il suo “grande amore”?
Il giornalista non ha potuto omettere il riferimento alla pistola e ha ignorato che se un uomo è “innamorato” porta con se’ doni, carezze, parole belle, talvolta dei vaffanculo ma non un’arma. Il giornalista non ha potuto omettere neppure che la donna ha vissuto dieci ore da incubo. Particolari questi che sono resi invisibili dalla narrazione del fatto.

La questione è abbastanza sconcertante se si pensa che tutto ciò possa avvenire su una televisione pubblica. Non è il commento della apocalittica presentatrice di Italia 1 ne’ quello del pluridecorato sessista di passaggio su rete4.
Si tratta del tg3 e dato che la rai dice di assumere giornalisti che sanno fare il suo mestiere allora ci chiediamo quando si decideranno a fargli un aggiornamento sui linguaggi. Quando un certo modo di fare “giornalismo” potrà essere messo in discussione.
Non pretendiamo la luna. Almeno che si comunichi la notizia e qui la notizia era che la ragazza è stata aggredita, rapita e tenuta sotto sequestro e chissà che altro per dieci ore. C’e’ lo stalking, il sequestro, la minaccia, la violenza. Ci sarebbe piaciuto sapere come sta, giacchè ci sembra che non sia stato poi questo gran divertimento, chi ha avvisato i carabinieri, qualche bella parola contro la violenza maschile sulle donne, un po’ di statistiche e di percentuali, che tipo di risorse e di servizi la toscana mette a disposizione per le donne che sono vittime di violenze, dove sono i centri antiviolenza, se esiste uno sportello donna antiviolenza a Orbetello, a chi dovrebbero rivolgersi le donne nel caso in cui succeda loro una cosa dello stesso genere, cose così. Informazioni dovute da una televisione pubblica che esige il pagamento del canone per rendere un servizio anche alle cittadine.
Invece si da per scontato che sia un fatto di cronaca marginale del quale non si deve parlare perchè non c’e’ di mezzo nessun rom. Così abbiamo saputo tutto dell’aggressore. Come se il perno della notizia fossero le sue pene d’amore. Mancava un riferimento ad eventuali sofferenze nell’infanzia e poi avevamo l’impianto difensivo e l’assoluzione prima di qualunque processo.
Come dire: ci è arrivata notizia di questo “dettaglio” trascorso sul tg3 toscano, lo abbiamo visto e non lo abbiamo gradito. Non lo abbiamo gradito per niente. Dirlo era il minimo.”

Perché svilire una brutta storia di violenza sulle donne in una piccola notizia di colore? Non è un po’ “violenza morale” anche questa?
Nel novembre scorso, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza alle donne, la Federazione internazionale dei giornalisti diffuse il documento “Raccomandazione per l’informazione sulla violenza contro le donne”. Eccolo qui.
AL punto due c’è scritto: Utilizzare un linguaggio esatto e libero da pregiudizi. Ed è scritto in grassetto.

La studiosa del linguaggio Alma Sabatini sostiene che “l’uso di un termine anzichè di un altro comporta una modificazione nel pensiero e nell’atteggiamento di chi lo pronuncia e quindi di chi lo ascolta. La parola è una materializzazione, un’azione vera e propria”. La citazione viene dal sito Il sessismo nei linguaggi, gruppo di studio della casa della donna di Pisa.
Le parole sono importanti…